utorok 29. decembra 2009

Dimentichate la caduta


Scommetto che saprei indovinare di che cosa avete parlato negli ultimi giorni. Tra i vostri temi sicuramente ce n’era uno che riguardava il Vaticano. Non vi è sfuggita la notizia dell'assalto al Pontefice durante la messa di notte, giusto? E siccome leggete i blog, scommetterei pure che lo avete guardato su you-tube quando n’avete sentito parlare. Certo, l´ho fatto anche io. Per essere aggiornato, perché ne parlavano veramente tutti. Amici e ecclesiastici. Familiari e cardinali. Eppure le suore. Con tutto il cuore. Anche ieri i giornali erano pieni delle domande – cosa succede con la ragazza, perché l´ha fatto, cosa si fará per la migliore sicurezza del Santo Padre, quali saranno i cambiamenti nelle misure della protezione e cosi via.

Le prime risposte del portavoce Vaticano mi hanno rotto le scatole. Non si trattava di un´assalto, la ragazza voleva solo salutare, affermava Federico Lombardi. Ma come salutare, ho brontolato molto scontento. L´ho visto, il “saluto”! E non era la prima volta! Poi ci ho pensato un po'. Dopo qualche tempo sono venuto a dare ragione a padre Lombardi. La sua risposta era prudente e ben pensata. Sarebbe inopportuno nutrire le chiacchierate e polemiche dei giornali. Anzi, sarebbe schiocco fornire materiale per uno scandalo che in realtà non c´era, solo che ad alcuni piacerebbe avviarlo e farlo gonfiare nella massima misura. In realtà, quello che è successo non era per niente scandaloso. Il Papa è caduto e si è alzato.

Il giorno successivo uno della famiglia mi ha chiesto quale era il messaggio del Papa nell’omelia. Mi dovevo vergognare, perché non lo sapevo. Avendo cercato sull'internet, ho saputo tutti i dettagli sulla caduta. Non ho saputo niente, però, dell’omelia. Esattamente come i giornali del mio paese, mi sono lasciato trascinare da una stupidaggine, anziché prestare attenzione a quello che davvero importava. Nei giornali, lo zelo di gonfiare la chiacchierata è continuato anche oggi. Si sono scritte 3 righe della visita di Papa alla mensa di Sant´Egidio e più di 30 delle future misure di sicurezza papale. Questa volta, però, non solo che sono andato a cercare l’omelia della notte di Natale, ma anche le notizie e le parole dell’incontro con i poveri. Ed ecco, le due, anzi le tre cose avevano tanto che vedere una con l´altra. La caduta, l’omelia e la visita in Trastevere.

Padre Lombardi aveva spiegato che “è impossibile blindare il Papa e garantire sicurezza al 100 per cento anche perché la sua missione è quella di stare in mezzo alla gente.” Qua è il punto che unisce tutte le cose e che, infatti, importa. “Dio è veramente Dio con noi… ed il suo segno è la sua umiltà – si fa piccolo – diventa bambino,” ha detto il Papa nella omelia. E allora seguendo quest’esempio anche il Papa viene sempre in mezzo alla gente e corre il rischio dell'avvicinamento. E se lo tirano per terra, non ci presta troppa attenzione: con silenziosa umiltà si alza e lo fa presto appianare dal suo portavoce. Nei prossimi giorni di nuovo si fa presente fra la gente. Si fa presente fra i poveri. Si fa presente fra quelli che assistono alle persone bisognose.

I volontari di Sant´Egidio conoscono benissimo i rischi collegati con questo lavoro, difficilmente fattibile senza l’umiltà. In certo senso hanno esperienze simili a quelle di coloro a cui cercano di aiutare. Gli aiutati e pure quelli che aiutano sanno cosa significa incomprensione, rifiuto, umiliazione, derisione, volgarità, indisciplina, violenza… Da una parte lo sono i dolori che si soffrono per la triste situazione in cui si è trovati, dall'altra lo sono i rischi che si corrono quando si cerca di stare vicino alla gente. Se ne rende conto anche il Santo Padre, ma è fermo nella sua decisione di venire fra tutti per incoraggiare, assistere, spiegare… Affermando che i poveri sono il tesoro della chiesa ed ammonendo i fedeli a fare il loro meglio “perché nessuno sia solo, emarginato, abbandonato”.

Nella comunità di Sant´Egidio, dove ogni hanno ricevono cibo ed aiuto decine di migliaia dei bisognosi, hanno aggiunto un posto per Benedetto XVI. E lui è venuto, non sopravalutando i rischi, ma cercando di incontrare gli emarginati. A chi abbiamo aggiunto un posto durante questo tempo di Natale noi? Dimentichiamo la caduta. Ricordiamo il messaggio.

sobota 12. decembra 2009

Il Papa mi cacciò dalla poltrona


Trascorrevo una serata gradevole nella mia poltrona preferita. Guardando qualche telegiornale, mormoravo sulla cattiveria della gente, scuotevo la testa per la violenza e m’irritavo per la crudeltà di questo mondo. Non mi arrabbiavo troppo. Solo borbottavo di sfuggita. Grazie a Dio, io con queste cose non c´entravo. All’improvviso, uno guastò la confortevole atmosfera che stavo godendo. Era il Papa.

Il pontefice si rivolgeva alla gente che era venuta alla Piazza di Spagna. Alla festa dell’Immacolata, molti si sono uniti nella preghiera davanti alla Madonna. Benedetto benedirò il cestino tradizionale con le rose e cominciò un intervento che all’inizio mi parlava quasi dal cuore. „Ogni giorno“, ha osservato il Papa, „il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula...“ „Esatto,“ ho mormorato a me stesso, „il giornale di stasera era proprio così“. „Nelle città vivono“, ha continuato il Pontefice, „o sopravvivono persone invisibili, che ogni tanto balzano in prima pagina o sui teleschermi, e vengono sfruttate fino all’ultimo, finché la notizia e l’immagine attirano l’attenzione. „Eh già,“ ho pensato nella comodità del mio seggio, „poveretti quelli che finiscono nelle mani dei media – sia le vittime di un incidente, sia le stelline dei show: li spremono fino alla ultima goccia, affinché ci sia qualcosa di ciò la gente può parlare.“

„I mass media“, ha detto il Papa a bruciapelo, “tendono a farci sentire sempre „spettatori“, come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti „attori“ e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri.“ Mi sono sminuzzato sul piumino: „Certo, ma che c´entro io?“ Il pontefice, però, non mi ha dato nessuna possibilità per rimostrare: „La Madonna ci insegna ad aprirci all'azione di Dio, per guardare gli altri come li guarda Lui: a partire dal cuore. E a guardarli con misericordia, con amore, con tenerezza infinita, specialmente quelli più soli, disprezzati sfruttati… Non serve condannare, lamentarsi, recriminare, ma vale di più rispondere al male con il bene. Voglio rendere omaggio pubblicamente a tutti coloro che in silenzio, non a parole ma con i fatti, si sforzano di praticare questa legge evangelica dell'amore.” Sono rimasto seduto su quella poltrona ancora qualche minuto. Però, non ascoltavo più la televisione. Le mie gradevoli aspettative natalizie, collegate con telecomando e vassoio pieno di pasticceria, hanno incassato uno schiaffo.

Dove è rimasto l´aiuto alla Caritas, la cena per i senzatetto, costruzione del presepio per i bambini, il concerto parrocchiale, la tombola di beneficenza, la Buona novella per l’Africa, l’invito per il pranzo a qualcuno che è da solo…? Di colpo, tanti pensieri sono cominciati a girare nella mia testa. Involontariamente mi hanno dato una spinta, cacciandomi via dal seggio… E… voi… che dite di quel sofà, sul quale magari leggete questo blog? Sarà il vostro compagno natalizio privilegiato? Eppure lo cambiate per la compagnia della gente che ha bisogno di voi, del vostro aiuto, della vostra vicinanza, della parola buona? Se dai brontoloni passivi almeno una volta ci convertiamo ai cristiani veri, allora avremo l´opportunità di fare un’esperienza migliore di quella dell’appoggio di felpa improntato sulla nostra nuca; non finiremo con una digestione lesionata per colpa della zavorra di notizie e pasticcerie pesanti. Dicono che il Papa abbia criticato i media. A me sembrava un’altra cosa. Mi auguro che il mondo, non solo quel cristiano, trovi il nuovo coraggio di contrastare il male, facendo più bene, secondo l’invito del Benedetto XVI.

piatok 11. decembra 2009

La verità che non fa notizia


Andrea Tornielli aveva ragione. In un’intervista per l’agenzia Zenit, il Cardinale Barragán ha smentito di „aver mai dichiarato che agli omosessuali é preclusa la via che conduce in Cielo.“ Il cardinale ha spiegato che la sua dichiarazione é stata estrapolata dal contesto. Questa smentita, naturalmente, non è apparsa in alcun giornale. Le agenzie stampa, che prima gareggiavano per pubblicare le sue parole controverse, non si sono occupate della rettifica. Non mi ha sorpreso. Uno lo poteva aspettare. Inutile arrabbiarsi. Recentemente, però, mi ha sorpreso un’altra cosa. Mi era scappato un articolo „di precisazione“: quello di Feltri, riguardo al famoso caso Boffo.

Credetemi o no, seguo la stampa ogni giorno. Certo, non leggo tutto, però, cerco di dare occhio a tre o quattro fonti diversi, per assicurarmi di essere informato delle cose importanti. La rettifica di Feltri mi era scappata. All’inizio pensavo che fosse troppo lacunoso il mio sistema. Allora, avvertito da un amico, sono andato a cercare l’articolo sull’internet. Pensate che un cambiamento così importante in un caso così discusso lo dovete trovare subito, se mettete i nomi dei protagonisti principali nel Google? Andate a provarlo. Dovevo cercare almeno un quarto di ora prima che sono arrivato a qualcosa. L’internet ricorda benissimo le accuse di Feltri pronunciate contro di Boffo: noto omosessuale attenzionato dalla polizia, conosciuto come tale da Cardinale Ruini e Tettamanzi… Questo, uno lo trova subito. L´articolo „Boffo, ho avuto modo di vedere“, dove Feltri come se fra parentesi ammette, che dopo aver letto un „fascicolo“, Dino Boffo per lui non risulta più implicato in vicende omosessuali, tantomeno un omosessuale attenzionato, è quasi introvabile. Poi, come accenna Feltri in questo articolo, se Boffo avesse mostrato le carte, sarebbe ancora al Vertice di Avvenire…

Tutto lì. Niente di più. Non manca troppo per sostenere che era la colpa di Boffo: se avesse parlato chiaramente, non sarebbe successo niente. Non credevo i miei occhi. Come mai non ho notato questo cambiamento, anche se camaleontico, nei telegiornali? Come mai non ne ho letto nei press-monitoring? Sapete quanti commenti ha suscitato l’articolo sul sito del Giornale? Nove. Cinque di loro pertanto in favore di Feltri – addirittura con lodi per aver avuto il coraggio di pubblicare la „precisazione“. Incredibile. Nessuna vergogna, nessuna scusa, nessuna lacrima. Quasi un silenzio. Dove è rimasta la follia clamorosa dell'estate? Una persona pubblicamente colpita, una carriera insidiosamente rovinata. Con accuse che si dimostrano false. Naturalmente, questo non importa più. La verità bisogna offuscarla, dirla a voce bassa, ovvero nasconderla. Perché? È molto semplice. Non fa notizia.

piatok 4. decembra 2009

Chi entrerà nel Regno dei Cieli?


Voglio credere che Andrea Tornielli abbia ragione. Il vaticanista del Giornale sostiene che non può credere che il cardinale messicano Javier Lozano Barragán abbia veramente fatto le affermazioni riguardo agli omosessuali, pubblicate l’altro ieri sul sito Pontifex Roma. Secondo Tornielli le frasi attribuite al cardinale sono “con tutta probabilità un’indebita sintesi del suo intervistatore, forse ignaro del fatto che la Chiesa ha sempre distinto tra peccato e peccatore”. In quel caso la colpa sarebbe di Bruno Volpe, giornalista italiano del sito Pontifex. Volpe fece l’intervista con Barragán, l’ex-presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, nella quale il porporato presumibilmente serrò la porta del cielo per i gay: “Trans e omosessuali non entreranno mai nel Regno dei Cieli”. Con una velocità fulminante, questa frase ha scatenato polemiche intorno a tutto il mondo. Padre Federico Lombardi, direttore dell’Ufficio Stampa della Santa Sede, ha cercato di annacquare le fiamme dicendo che Pontifex non sia il sito autorevole per le opinioni della Chiesa, specialmente riguardo alle tematiche così complesse e delicate come l´omosessualità. Per fornire la posizione ufficiale del Vaticano sulla tematica, Lombardi ha additato il paragrafo 2358 del Catechismo.

In questo modo il portavoce ha evitato di criticare direttamente l´alto prelato, il quale per il momento non era raggiungibile per l’eventuale smentita a causa di un minore intervento medico. Inoltre si sa, che Pontifex aveva precedentemente creato un caso simile, contorcendo le parole di un altro porporato messicano: l´anno scorso il cardinale di Guadalajara Juan Sandoval doveva fortemente smentire la citazione attribuita a lui da Pontifex. Secondo il sito, Sandoval aveva detto che l´ex-presidente messicano fosse stato responsabile per l´omicidio del cardinale Juan Posadas. Pontifex, però, non ha mai pubblicato le scuse, né correzioni dell’intervista. Voglio credere, che Andrea Tornielli abbia ragione. Magari Barragán non intendeva di condannare l´omosessualità come condizione, ma voleva solo ribadire che i rapporti sessuali tra le persone dello stesso sesso vanno contro la Bibbia e rompono i comandamenti di Dio. Magari Volpe misinterpretò le sue parole, tagliandole fuori contesto.

Purtroppo, c´è un altro problema, non di meno serio. La seconda parte delle affermazioni del cardinale contiene questa frase: “Non si nasce omosessuali, ma lo si diventa. Per varie cause, per motivi d’educazione, per non aver sviluppato la propria identità nell'adolescenza…” Nei suoi testi ufficiali, la Chiesa non entra, ovvero entra molto cautamente in questa polemica. Nessuno è finora stato in grado di fornire un´evidenza irrefutabile per quanto riguarda l´origine della condizione omosessuale. In conseguenza, la Chiesa lascia questa domanda per gli scienziati, affermando che la risoluzione non è fra le sue competenze. Possiamo credere che Bruno Volpe sia così irresponsabile che stravolge una dopo l’altra tutte le frasi di Barragán riguardo all’omosessualità? Voglio credere che Andrea Tornelli abbia ragione. Certamente, però, non vorrei essere nella pelle di padre Federico Lombardi…

štvrtok 3. decembra 2009

H.R. 3962 amended by Stupak


Public option. Una delle promesse elettorali d’Obama si sta avvicinando al suo compimento. Il Congresso statunitense ha ormai concesso la sua affermativa; adesso si discute nel Senato. I cittadini avranno una scelta più ampia riguardo alle aziende che forniscono l´assicurazione sanitaria: lo stato costituirà un’alternativa nazionale per rompere i monopoli locali che da tempi offrivano assicurazioni costose, difficilmente accessibili per il ceto coi redditi bassi. Secondo Fred Krugman, laureato della Nobel in economia, finora le aziende di successo su questo campo erano quelle che rifiutavano di dare aiuto a coloro che lo necessitavano di più. Molti soldi sparivano nei profitti, nei costi amministrativi troppo alti, nelle ricompense dei manager. La “public option”, voluta dalla maggioranza assoluta della gente ma anche dai medici, dovrebbe cambiare questo clima. Curiosamente, il dibattito intorno alla problematica ha pure cambiato un altro clima: quello d’opinione pubblica sull'aborto.

La discussione riguardo alla public option ha fatto risorgere il dibattito pro life, da qualche tempo sepolto sotto altre discussioni – tipo diritti e matrimoni gay. Bart Stupak, deputato del partito Democratico nel Congresso, è riuscito a far approvare un´ammendamento che dovrebbe restringere l´uso dei dollari federali per i finanziamenti degli aborti. Stupak segue la linea definita da ammendamento Hyde, approvato per vietare l´uso del denaro federale per gli aborti, restringendo così l´impatto del verdetto Roe vs. Wade, il quale nel 1973 aveva legalizzato l´interruzione di gravidanza negli Stati Uniti. L´ammendamento Stupak assicura che i fondi federali non saranno usati per gli aborti né daranno supporto ai progetti assicurativi che finanziano gli aborti, salvo i casi dello stupro, incesto o rischio mortale per la madre. Dai sondaggi dell'opinione pubblica è venuto fuori che la maggior parte degli americani è d´accordo con Stupak.

L´indagini del Washington Post, ABC News e CNN eseguite nello scorso novembre hanno parimenti mostrato che intorno a 60 per cento della popolazione degli Stati Uniti è contro i finanziamenti federali dell’aborto. Per la prima volta la gente pensa che le donne che vogliono abortire lo devono pagare dalla propria tasca. L´iniziativa pro vita sembra di aver ottenuto un chiaro successo. La Manhattan Declaration, manifesto ecumenico firmato da cattolici, ortodossi ed evangelici degli Stati Uniti in difesa della vita, matrimonio e libertà religiosa, ha recentemente raggiunto quasi 250 000 adesioni. Questi fatti mostrano che pure il presidente Obama, nonostante la sua conosciuta preoccupazione per i “diritti delle donne” dovrà riconsiderare alcuni aspetti della sua politica. Non è che i cattolici possono celebrare la vittoria. L´esito del dibattito in Senato è ancora molto incerto. In ogni caso, la prognosi di coloro che criticavano la forte leadership dei vescovi cattolici contro l´aborto come un´azione insensata, con possibile effetto contrario, era evidentemente sbagliata. H.R. 3962 in un ampio contesto dimostra che il rispetto per la vita umana diventa più condiviso nel modo di pensare degli americani.

streda 25. novembra 2009

Quando i medici uccidono


SME, un giornale d´opinione del mio paese, ha recentemente pubblicato l´articolo di professor Peter Singer, che insegna la bioetica alla Princeton university. L´articolo intitolato „Quando i medici uccidono“ critica fortemente alcune dottrine della Chiesa cattolica, affermando che sono più pericolose dell’eutanasia. L´argomentazione di Singer, però, si basa su presupposti sbagliati.

Singer cerca di mostrare, che l´argomento del versante scivoloso, usato spesso dai cattolici contro l´eutanasia volontaria, vale più contro la dottrina cattolica che contro l´eutanasia. Nel contesto dell'eutanasia, l´espressione versante scivoloso vuol dire, che approvazione dell'eutanasia volontaria potrebbe pervertirsi nelle uccisioni incontrollate dei pazienti. Singer, però, argomenta che queste preoccupazioni sono infondate: secondo lui uno dovrebbe essere più preoccupato per le conseguenze della dottrina cattolica, che portano ad un versante molto più pericoloso.

Singer documenta quest’affermazione sull'enunciato del papa Pio XII, il quale nell'anno 1957, rispondendo alla domanda d’alcuni medici, aveva abbonito l´uso dei narcotici che attenuano il dolore e la consapevolezza dei malati, ma allo stesso tempo accorciano la loro vita. Suo atteggiamento era confermato dalla Congregazione per la dottrina della fede nella Dichiarazione sull'eutanasia pubblicata nel 1980. Singer dice, che né Pio XII, né la congregazione accentuano abbastanza l´importanza del consenso volontario ed informato da parte degli ammalati prima dell'accorciamento della loro vita. I medici poi nel senso di questa dottrina possono facilmente abituarsi all'usanza dei mezzi palliativi senza chiedere il parere dei pazienti: questa abitudine può in una situazione d´emergenza pervertirsi nell'uccisione degli ammalati senza il loro consenso. La dottrina cattolica in questo senso come se pavimentasse la strada per le uccisioni intenzionali, pertanto contro la volontà dei pazienti.

Sull'esempio di un´ospedale statunitense colpito nell'agosto 2005 dall’uragano Catrina, Singer accenna come la dottrina cattolica può portare i medici allo slittamento: a New Orleans, Ewing Cook, uno dei medici dell'ospedale alluvionato “senza premeditazione” ordinò l´amministrazione di una quantità elevata di narcotici ai pazienti, i quali secondo il suo parere sotto le circostanze non erano in grado di sopravvivere l´evacuazione. Alcuni ammalati, che esplicitamente non volevano morire, hanno così perso la vita. Singer accenna, che uno slittamento simile può capitare al medico, che si dirige con la dottrina cattolica: abituato a non chiedere l´approvazione dell'ammalato prima di accorciare la sua vita con l´uso delle sostanze palliative, in una situazione di stress e dell'emergenza, il medico amministra una dose elevata dei narcotici ed uccide il paziente.

L´argomentazione di Singer, però, si fonda sui presupposti sbagliati. Sia il Papa Pio XII, sia la Congregazione per la dottrina della fede esigono l´approvazione dell'ammalato prima dell'amministrazione dei narcotici. Pio XII, nella sua risposta di 24. febbraio 1957, dice che i narcotici possono essere amministrati solo se non esiste nessun altro mezzo e se nelle circostanze i narcotici non impediscono all'ammalato l´adempimento dei suoi obblighi religiosi e morali. Poi continua dicendo che se il paziente rifiuta di adempire questi suoi obblighi, ma insiste sulla narcotizzazione lo stesso, il medico può procedere. Più avanti il Papa sottolinea, che naturalmente sarebbe “inaccettabile narcotizzare un paziente contro la sua volontà”. Il paziente allora non solo deve acconsentire l´amministrazione dei narcotici: il medico cristiano gli deve ricordare i suoi obblighi religiosi e morali.

Per quanto riguarda la Congregazione per la dottrina della fede, questa, nella Dichiarazione sull'eutanasia, ripete e chiarifica la risposta di Pio XII, accentuando pure, che l’eventuale morte del paziente in questi casi non è per niente desiderata né voluta – anche se con questo rischio bisogna contare e rendersene conto. L´inevitabile esigenza del consenso di paziente è sottolineata nelle affermazioni della stessa congregazione anche più avanti, quando parla dell'uso di mezzi e delle tecniche nella fase di sviluppo, la cui applicazione contiene rischi più elevati. L´approvazione del malato è necessario anche per l´interruzione della cura, se la sua applicazione sembra di non avere alcun effetto positivo. Sempre bisogna “tenere conto della volontà del paziente e della sua famiglia.”

In questo senso, l´affermazione di Singer, che i pensatori cattolici dovrebbero analizzare le conseguenze della propria dottrina, risulta infondata, anzi, ridicola. Singer farebbe meglio se studiasse prima la dottrina cattolica. Sua ignoranza, frasi tagliate dal contesto e presentazione delle menzogne come argomenti principali, di nuovo contraddicono e danneggiano la fama dei professori di Princeton.

nedeľa 15. novembra 2009

A chi piace seminare il vento?


L’arcidiocesi della capitale Usa ha ricattato il consiglio comunale: se riconoscerà il valore legale delle nozze tra gay, la Chiesa interromperà i servizi in favore di migliaia di poveri che aiuta ogni giorno. Leggendo questa breve notizia, mi sono stupito. Come mai una diocesi usa i metodi dei gangster? Chi è che non si rende conto, che questo è un modo di fare assolutamente sbagliato?!

Non è chiaro che, se si minaccia, si perde (giustamente) tutto il credito morale difficilmente acquistato?! E se si minaccia che si toglieranno i servizi in favore dei poveri, a chi si minaccia in primo posto? Non sarebbe meglio lasciare il consiglio comunale a riconoscere il valore legale delle nozze gay, facendo chiaramente sapere, che la Chiesa non è d´accordo, e basta? La Chiesa, poi, é tenuta a litigare e ricattare i comuni oppure ad assistere i deboli?

Volevo verificare la notizia quanto prima; a casa mi sono subito messo al computer. The Washington Post ha confermato la mia preoccupazione: “Catholic Church gives D.C. ultimatum” – ho letto nel titolo dell’articolo. Mary Cheh, membro del concilio comunale di Washington, ha posto domande, che assomigliavano a quelle, che mi ponevo io: “Davvero vogliono ferire le persone, solo perché non sono d´accordo … su questa tematica?” Poi ha concluso: “Spero, che con le luci del giorno, quando questo passa … non continueranno a seguire questa minaccia.” A me, come probabilmente a tanti altri lettori, questo sembrava una giusta condanna dell’atteggiamento miope della Chiesa di Washington.

Con le luci del giorno, però, si è reso noto, che una minaccia non c´era mai stata. In un´intervista con Patrick J. Deneen, professore della Georgetown university, pubblicata alcune ore più tardi, è uscito fuori, che le cose erano interpretate male. In realtà, non era la Chiesa, che intendeva a smettere con i servizi sociali. Era il concilio comunale, che stava per approvare una legge, secondo la quale la Chiesa diventerebbe inadatta per rendere i servizi sociali per i poveri nella collaborazione con il comune.

Il governo del Distretto di Columbia smette a contrattare la Chiesa, se questa non si adatta alla sua definizione del matrimonio (la quale, però, non è conforme alle tradizioni della fede cattolica). “La città dice, che quelli, che vogliono esercitare servizi sociali, devono essere secolari. Per noi, questo è problema” ha detto la portavoce dell’arcidiocesi di Washington. Allora la Chiesa vorrebbe continuare con il servizio, ma non potrà più farlo per il comune.

Leggendo avanti, sono venuto a sapere, che la nuova legislazione costringe la Chiesa a smettere di partecipare alle adozioni: siccome non condivide l´opinione, che i gay sanno crescere i bambini parimenti alle coppie marito-moglie, sta discriminando. Allora fuori. Sembra che parecchi mezzi finanziari della Chiesa dovranno essere utilizzati per difendere la propria identità davanti ai tribunali, anziché per i poveri. Perché? Se i fedeli oppure le comunità ecclesiali decideranno di non rendere gli stessi servizi e possibilità ai gay, che agli eterosessuali, dovranno fronteggiare accuse davanti alle corti.

Per darne qualche esempio: se siete una società fotografica e negate ai gay il vostro servizio per le nozze, state discriminando. Vi possono denunciare. Se siete una comunità ecclesiale, che noleggia un palazzo per gli eventi culturali, ma non lasciate entrare un’esposizione gay, state discriminando. Di nuovo, puó seguire una denuncia. Unica eccezione: potete rifiutare a concedere il vostro edificio per la celebrazione del matrimonio gay. Nient’altro.

In ogni caso, non è vero, che la Chiesa stava minacciando a qualcuno… É successo proprio l´opposto: senza un’eccezione legale più ampia, che consentirà alla Chiesa a rimanere fedele alla propria definizione del matrimonio, la Chiesa non sarà più adeguata di essere contrattata dalla città ed autorizzata a rendere i servizi sociali. Questo era il vero senso della notizia. Nessuna minaccia. Solo la constatazione dei cambiamenti, che se ne fregano dell’identità di un collaboratore al campo sociale.

Ho dovuto investire tre ore di tempo per arrivare alla verità nascosta dietro le calunnie. Chi altro è andato a farlo? Probabilmente nessuno: il tempo dei lettori è limitato. Ma pressappoco ciascuno è rimasto con l´immagine di una Chiesa ipocrita, che usa le pratiche mafiose. Chi era interessato ad imprimere questa impressione? A qualcuno piace seminare i venti…

utorok 10. novembra 2009

Grazie ai demolitori


La caduta del muro di Berlino ha cambiato la mia vita. A quel tempo avevo 11 anni e vivevo in un paese che apparteneva al bloc sovietico – con tutte le dovute conseguenze. Alla scuola obbligatoriamente imparavo il russo; invece di dire “buon giorno”, dovevo salutare “onore al lavoro, compagna maestra”; invece di andare in chiesa, facevo parte dell'unione dei pionieri. Sono stato battezzato nascostamente in una piccola parrocchia fuori città, la prima comunione l´ha dovuto fare in un´altra parrocchia, dove mio papa mi portava per il catechismo ogni settimana. Non erano troppo coraggiosi, i miei: sapevano bene, che per farmi seguire le lezioni di religione alla città, potevano perdere la posizione al lavoro; a me, invece, sarebbe stato vietato lo studio all'università. Allora tutto si faceva segretamente. Il regime comunista aveva i suoi occhi ovunque.

Fra le conseguenze dell'oppressione sovietica, però, non c´era solo la perdita della libertà religiosa e quella d´espressione. Sistema economico controllato completamente dallo stato aveva causato un forte sottosviluppo: a fronte dei paesi europei con il mercato libero, eravamo rimasti parecchi passi indietro. Questo si sentiva in ciascuna sfera. Non c´erano imprenditori, mancava la concorrenza. Lo stato teneva tutto nelle mani. Poi, ad esempio, per comprare una macchina, uno doveva aspettare otto anni… Le cose di una migliore qualità non arrivavano mai ai negozi o si mettevano sotto il banco per essere vendute solo ai migliori amici. Il regime, però, ci mentiva che eravamo noi i paesi più avanzati d´Europa. Per non farci scoprire la verità, non si poteva viaggiare all'estero.

Mi ricordo che un´anno prima della caduta del muro, la mamma voleva portarci a casa per il Natale qualcosa speciale. Ha deciso di comprare un´ananas. Dopo di aver fatto una coda da cinque ore in un gran negozio alla città provinciale, ha portato un grosso ananas (ciascuno poteva comprarne al massimo uno) e l´ha messo in un cestino accanto all'albero di Natale. Mi sentivo come in paradiso. Non vedevo ora di poter assaggiarlo – ma ero tenuto ad aspettare: era troppo prezioso (costava un patrimonio), allora si doveva mangiare solo dopo una mostra privata a tutta la famiglia. Questa durava più di una settimana. Alla fine, quando lo volevamo tagliare, si scoprì, che era completamente marcito. Oggi ricordo con sorriso la mia delusione, ma quel giorno mi sentivo proprio tradito. Ciò che non capivo allorché era il fatto, che più di quell’ananas, era marcito il sistema politico. Per questo voglio ringraziare a quelli, che avevano il coraggio di dirlo ad alta voce e non temevano a mettere le loro mani contro i panelli di un muro, che ci separava dalla libertà.

piatok 6. novembra 2009

Togliamo le croci


Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana originaria della Finlandia ha finalmente vinto la sua causa. I giudici del Strasburgo le hanno dato ragione: la croce deve essere tolta dalle aule scolastiche italiane, per non dare più fastidio ai ragazzi, che la dovevano guardare finora sui muri. Auguri. Finalmente siamo riusciti a fare un passo avanti verso la vera laicità europea. Non è brava questa signora Albertin?! Non sono bravi anche i giudici della corte di Strasburgo?! Magari potremmo chiedere a Signora Albertin un´altro favore – non solo per noi, ma per tutta l´Europa, che ha l’innegabile esigenza di essere salvata dall'affermazione infondata (anzi, pericolosa) delle sue radici cristiane. Il prossimo passo della signora Albertin, a mio avviso, potrebbe essere il ricorso alla corte di Strasburgo per togliere la croce dalla bandiera Finlandese.

Perché? Allora, per non dare fastidio ai figli, che potrebbero un giorno andare a visitare il paese d´origine della loro madre. Ci siamo? Se non ci possono essere crocifissi nelle aule italiane, come mai ci può esserne uno proprio sulla bandiera d’un´altro stato Europeo? Capite, secolarismo è un valore condiviso da tutti i membri dell'Unione… Allora, non ci fermiamo ai crocifissi nelle aule! “La presenza del crocefisso,” si legge nella sentenza dei giudici di Strasburgo, “…potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso.” E questo,” proseguono, “potrebbe essere … fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o sono atei.”

Ma certo. Poi, perché non andare oltre? Togliamo le croci anche dalle bandiere. E non solo di quella finlandese. Lo stesso simbolo si trova alla bandiera di Danimarca, Grecia, Slovacchia, Svezia, Gran Bretagna, Svizzera, Norvegia, Islanda … Come mai? Non lo vedono gli stati europei democratici, che lo potrebbe dare fastidio ai ragazzi? Con quale diritto uno stato laico, dove tutti i credenti e gli atei devono pagare le tasse ugualmente, mette un simbolo cristiano sulla propria bandiera? Toglietelo!!!

Poi, se a caso non riusciamo a togliere la croce dalla bandiera Svizzera (il paese elvetico non è membro dell'Unione Europea) perché non toglierla almeno dal suo rovescio – dal simbolo che si vede su tutte le nostre ambulanze – la croce rossa? Ecco: anche questa croce potrebbe essere facilmente interpreta come… (sapete come va avanti). Vi sembra assurdo? Beh, è perfettamente in coerenza con la sentenza della corte di Strasburgo! Cosa fate, se i vostri ragazzi un giorno vi chiedono, se questa croce rossa a caso non ha qualcosa a che vedere con i simboli cristiani fastidiosi? Se non glielo dite, non li potete impedire di cercare sull'internet, dove troveranno l´informazione, che il simbolo di quest’organizzazione è stato inventato da uno dei suoi fondatori, Jean Henri Dunant, calvinista devoto, co-fondatore anche del braccio svizzero di YMCA (Associazione Giovanile Maschile Cristiana)… In linea massima, non è un simbolo “puro”. Poi, non lo può essere neanche il nome della organizzazione: Croce rossa! Se gli atei pagano l´assicurazione sanitaria, perché quest’organizzazione li deve dar fastidio con questo nome, ogni volta che sono tenuti a visitarla? Perché non Martello rosso o Falce rossa? Oh, no, scusate, potrebbe essere facilmente interpretato come… Allora mettiamo Siringa rossa, per non dare fastidio a nessuno (tranne i bambini, magari).

E se così ci siamo trasferiti dall'ambito dei simboli all'ambito della lingua, proseguiamo anche qua un pochino. Se la “Croce rossa” in qualche senso potrebbe essere interpretata come… (sapete come va avanti) allora perché si dice “753 prima di Cristo”? Perché si dice “Anno Domini” 1870? Le lezioni della storia, che sono frequentate dai nostri ragazzi, come mai devono darli questo fastidio – usando nomi e termini religiosi? Di nuovo a qualcuno di voi le mie domande cominciano a sembrare assurde?

Macché! In mio paese era già una volta proibito a dirlo così! Quando io frequentavo la scuola elementare negli anni ottanta, gli insegnanti sottoposti alle regole del governo ateo ci dicevano, ad esempio, che Giulio Cesare era morto nell'anno 44 “prima della nostra cronologia”, ed il Napoleone perse la battaglia di Waterloo nell'anno 1815 “della nostra cronologia”. Così noi, bambini felici, eravamo risparmiati dal “fastidio” di dover sentire il nome di Cristo oppure il termine “Anno Domini” nelle aule scolastiche. L´insegnante ce lo spiegava proprio in questo modo, quando la chiedevamo, perché si doveva dire così. Se poi un´amico chiese come mai i Russi chiamano la domenica “Voskresenie” (il ché significa “Risurrezione”), era mandato fuori classe per essere stato impertinente…

Sto riflettendo, come andranno avanti le sentenze della Corte Europea… Fra due generazioni i bambini forse ci chiederanno perché una volta si diceva “Natale” o “Pasqua”, oppure che cosa significava nel passato il giorno del Patrono... Se la corte non ce lo bandisce e se non ce lo darà troppo fastidio, glielo spiegheremo?

Sapete, io non mi sorprendo davanti a queste cose. Noi le conoscevamo da bambini sotto l´impero sovietico. Nelle nostre aule scolastiche oggi non ci sono i crocifissi. Gli ateisti non aspettavano alcuna discussione pubblica quando li toglievano. Li hanno tolti e basta. Nello stesso modo come ci hanno tolto la libertà d´espressione, i nostri ordini religiosi, la possibilità di studiare a coloro che frequentavano la chiesa e così via… Non ci chiedevano il nostro parere, quando imprigionavano le suore e torturavano i preti. Perciò, permettetemi, io nell’ateismo o laicismo tollerante, ci credo poco.

Adesso vedo come va avanti la storia e sono felice do poter osservarla in un paese libero, che non ha dovuto subire quello, che dovevamo subire noi. Mi dispiace, però, che in un modo simile, il Strasburgo non chiede il parere degli italiani, quando pronuncia una sentenza “progressiva”– nel nome della “tolleranza” religiosa. Il mio paese si è liberato dall’oppressione ateistica venti anni fa. Purtroppo, nessuno si è più ricordato (oppure avventurato) di rimettere i crocifissi. Allora, ce ne possiamo fregare di questa decisione della Corte Europea. Ma pensate, che ora per questo ci sentiamo fieri?

streda 4. novembra 2009

Il ritorno degli anglicani cambia le regole del celibato?


I preti ed i fedeli anglicani possono rinnovare l´unità con la Chiesa Cattolica. Questo, però, non significa alcun cambiamento riguardo al celibato del clero cattolico.

L´annuncio della pubblicazione di costituzione apostolica, che dovrebbe descrivere le condizioni del possibile ritorno degli anglicani nella piena comunione con la Chiesa Cattolica, ha scatenato varie polemiche. Una di loro, secondo i media, è il potenziale ravvivamento del conflitto intorno al celibato dei preti cattolici. I giornalisti che scrivono della problematica affermano, che i preti cattolici probabilmente saranno scontenti: mentre loro non possono concludere il matrimonio, i preti anglicani avranno questa possibilità dentro la stessa chiesa. Il ritorno degli anglicani nella Chiesa Cattolica, però, non cambia le regole del celibato. Al contrario. Gli anglicani nel futuro dovranno rinunciare alla tradizione del clero sposato.

La Chiesa Anglicana si è separata dal cattolicesimo nel sedicesimo secolo, dopo i conflitti tra il re d´Inghilterra Enrico VIII e la Santa Sede: gli era negata la possibilità di cancellare il suo secondo matrimonio – quello con Anna Boleyn. Il 20 ottobre 2009 si sono contemporaneamente attuate due conferenze stampa: una nel Vaticano ed un´altra a Londra. É stata annunciata la prossima pubblicazione della costituzione apostolica, che faciliterà il ritorno degli Anglicani nella piena comunione con la Chiesa Cattolica. Il papa Benedetto XVI, dopo le negoziazioni con i lefevriani, ha fatto così un´altro passo nella sua aspirazione di unire il cristianesimo diviso.

L´arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, che presiede più di 77 milioni fedeli appartenenti alla Chiesa Anglicana, ha parlato al fianco di Vincent Nichols, l'arcivescovo di Westminster, facendo sapere al mondo, che la Chiesa Cattolica è pronta a ricevere i fedeli anglicani, che avevano richiesto la piena comunione. Questa volta, però, non si tratterà di casi individuali, ma di un’azione ampia. L´arcivescovo Williams ha dichiarato, che non percepisce la pubblicazione come un´aggressione, adescamento oppure arruolamento dei fedeli, né come un´espressione di sfiducia: la pubblicazione secondo lui non avrà alcun impatto negativo sui rapporti fra la chiesa Anglicana e Cattolica.

Un noto esempio della conversione recente è stato l´ex-premier britannico Tony Blair, che è diventato cattolico nel 2007. La costituzione apostolica adesso dovrebbe consentire ad un numero più grande dei fedeli, che hanno espresso il loro interesse di entrare in piena comunione con Chiesa Cattolica, di convertirsi al cattolicesimo. Questo si realizzerà attraverso la forma di un nuovo ordinariato, il quale si riferirà piuttosto alle persone, anziché al territorio – nella maniera d’ordinariati militari ovvero al modo della prelatura Opus Dei. Il ché, naturalmente, non significa ritorno al cattolicesimo di tutta la Chiesa Anglicana. Secondo le stime, in prima fase si tratterà anzitutto dei fedeli appartenenti alla cosiddetta Traditional Anglican Community, la quale si era staccata dall’anglicanesimo nel 1991 ed adesso dichiara d’avere 500 mila aderenti in tutto il mondo. Insieme con loro si aspetta un “passaggio” di centinaia di preti anglicani eppure di una trentina o cinquantina di vescovi.

In fondo delle negoziazioni riguardo al possibile ritorno degli anglicani nella comunione con la Chiesa Cattolica, molto probabilmente ci sono alcuni conflitti dentro la Chiesa Anglicana ed Episcopale (sua propaggine statunitense), che negli ultimi anni turbano la fragile unità degli anglicani: le chiese anglicane si sono frazionate per la questione dell'ordinazione delle donne (adottata 13 anni fa), dei vescovi apertamente omosessuali (il noto caso Robinson nell'anno 2007 in New Hampsihre, USA), per la benedizione delle coppie omosessuali, nonché per la prospettiva dell'ordinazione episcopale delle donne, la quale è richiesta dall'ala liberale anglicana già da lungo tempo.

I gruppi conservativi – come ad esempio la sopramenzionata Traditional Anglican Community – hanno accettato alcune delle ultime novità con dispiacere, ovvero si sono direttamente ribellati contro. Siccome, però, i correnti liberali nella Chiesa Anglicana hanno attualmente una posizione più forte, i conservatori si sono trovati in minoranza e non riescono più impedire la trasformazione della chiesa in una direzione da loro involuta – nella direzione che secondo loro contraddice le tradizioni bibliche. La cosiddetta Lambeth Conference, assemblea ecclesiastica ufficiale degli anglicani, doveva ultimamente affrontare una pressione potentissima da ambedue lati. Alla fine, però, è rimasto chiaro, che i conservatori tirano la fine della fune più corta. Rowan Williams, che cercava ad ogni costo di non offendere ossia perdere nessuno, si è trovato in una situazione pressoché irresolubile.

La decisione dei tradizionalisti di cercare una casa nuova nel grembo della Chiesa Cattolica significa per Williams, che dovrà perdere una parte della sua comunità ecclesiastica; allo stesso tempo, però, glielo aiuterà a risolvere un problema, che diventava troppo complicato. Alcuni pensano, che proprio per questo Williams ha deciso di non opporsi troppo alla dichiarazione della Santa Sede riguardo alla pubblicazione della nuova costituzione. Per qualche tempo, Williams si é così esposto alla spietata critica dei media britannici, i quali l´hanno presentato come un burattino e la pubblicazione della costituzione senza alcuna consultazione con lui come un´umiliazione. Alla fine, però, glielo permette, almeno temporaneamente, di mantenere l´unità della parte più grande della sua chiesa, che si sta chiaramente spostando verso atteggiamenti più liberali.

I giornalisti, però, non sono rimasti solo alla critica del comportamento poco audace di Williams. Come la novità più grande in tutta la causa hanno qualificato il fatto, che la Chiesa Cattolica accetterà nelle proprie file i preti sposati, e cambierà così una lunghissima tradizione che esigeva il celibato dei preti cattolici. Questa “trascrizione del codice” secondo i giornalisti britannici potrebbe scatenare ira fra i sacerdoti cattolici, perché a loro non é concesso sposarsi. Si aspetta allora una possibile riapertura del dibattito riguardo al celibato dei preti nella Chiesa Cattolica.

In realtà, non ci sarà alcuna “trascrizione del codice”. All'opposto: gli anglicani, che vogliono tornare alla Chiesa Cattolica, dovranno nel futuro rinunciare alla tradizione dei preti sposati. Il fatto, che ai preti anglicani sposati, che vogliono ricevere l´ordinazione cattolica, può essere – caso per caso – concessa l´eccezione (dispensa) dalla regola di osservare il celibato, non significa, che nel futuro i preti anglicani potranno sposarsi. L´eccezione riguarda solo i preti d´oggi – e ciascun caso sarà considerato individualmente.

Per capire bene il problema, bisogna far ricordare, che nemmeno la Chiesa Cattolica ordina esclusivamente preti celibi. Il precetto di celibato obbliga i sacerdoti del cosiddetto rito latino, ossia occidentale, sottoposti al Codice del diritto canonico (CIC) promulgato nel 1983. La Chiesa Cattolica, però, include anche altri riti diversi, benché quello più conosciuto e grande è il rito occidentale. I suoi riti orientali sono minori per quanto riguarda i numeri, ma in nessun caso inferiori per quanto riguarda il valore: sono nella piena comunione con la Chiesa Cattolica e hanno il proprio Codice del diritto orientale (CCOE) promulgato nel 1991. Il rito antiochino, bizantino ed alessandrino raggruppano più di venti riti minori, che si reggono con proprio diritto: parecchi di loro consentono ai sacerdoti a sposarsi. Un esempio noto di quest’alternativa sono i preti greco-cattolici, che si curano di numerosi gruppi di fedeli nel mio paese (Slovacchia). Loro si possono sposare prima dell'ordinazione sacerdotale. Il celibato obbliga solo i vescovi.

Presupporre allora, che i preti cattolici si lamenteranno per la disuguaglianza davanti alla legge oppure per l´ingiustizia riguardo alla accettazione del clero anglicano sposato, significa fra altro dimenticare, che i sacerdoti sposati non sono una novità nella Chiesa Cattolica: ci sono da secoli i preti dei riti orientali, che non sono inferiori in alcun senso, anche se il loro numero è minore. Ciascun prete cattolico del rito latino lo sa bene. Lo sa bene pure, che ha accettato l´obbligazioni del rito occidentale, il cui diritto nel canone 277 del CIC richiede l´osservanza del celibato. Se i media parlano del problema di celibato, allora più notabile in questo contesto potrebbe essere il fatto, che i preti anglicani saranno obbligati dal codice latino (CIC), allora pure dal canone 277.

Gli anglicani quindi non saranno sottoposti al codice cattolico orientale, ma a quell’occidentale. Questo significa, che la tradizione anglicana nel nuovo contesto della Chiesa Cattolica perde i preti sposati. Per il momento, i seminaristi, preti e vescovi anglicani sposati (caso per caso) otterranno dal Vaticano l´eccezione (dispensa dal celibato) per poter ricevere l´ordinazione sacerdotale. La cosa, però, finisce qua. Le generazioni future dei loro preti avranno lo stesso obbligo del celibato come tutti i preti del rito latino della Chiesa cattolica. Anzi, il passaggio dei preti anglicani alla Chiesa cattolica sarà in certo senso limitato: i vescovi anglicani sposati possono ricevere la dispensa dal celibato per l´ordinazione sacerdotale, ma non per quell’episcopale. La Chiesa cattolica – né rito latino, né rito orientalo – riconosce i vescovi sposati.

Per quanto riguarda la “novità” circa la dispensa dal celibato conferita ai preti sposati, che si convertono al rito latino: la prima volta una dispensa di questo tipo era stata concessa dal Pio XII nel 1951 ad un pastore luterano, che chiedeva il “passaggio” alla Chiesa cattolica. Negli anni novanta del secolo scorso una dispensa simile era data ad alcuni di 200 preti anglicani, che si sono trasferiti nella comunione con la Chiesa Cattolica durante il pontificato di Giovanni Paolo II. In linea massima, non è “niente di nuovo sotto il sole”. La novità potrebbe essere piuttosto il fatto, che i pastori anglicani in una prospettiva più lunga, non saranno preti sposati, ma esclusivamente ministri celibi. Nella nota esplicativa della Sala Stampa del Vaticano si dice, che per i futuri (non gli odierni) seminaristi del rito anglicano rimarrà solo una possibilità ipotetica di essere dispensati – in casi individuali – dal celibato. Una possibilità uguale, però, ipoteticamente esiste anche per il rito latino: il Papa, naturalmente, può concedere questa dispensa pure a qualunque seminarista del rito occidentale – la concessione in prassi, però, rimane piuttosto “meramente ipotetica”, che abituale.

La Chiesa Anglicana eppure tutta l´Inghilterra fronteggiano adesso un´impegno altrettanto difficile: devono prepararsi alla prevista visita del Papa Benedetto XVI sulle isole britanniche, la quale avrà luogo già l’anno prossimo. È possibile, che ne fará parte anche l´aspettata beatificazione del John Henry Newman, il noto prete anglicano, che si convertì al cattolicesimo ed era elevato cardinale dal papa Leo XIII. I media britannici stanno sussurrando, che il nuovo ordinariato degli anglicani che tornano alla Chiesa cattolica, potrebbe portare il nome di questo convertita famoso.

utorok 20. októbra 2009

La fame nel mondo: che c´entriamo noi?



La fotografia di una bimba sudanese all’orlo d’esaurimento, che tenta di strisciare al campo alimentare delle Nazioni Unite (lontano circa un chilometro), ha scioccato il mondo intero nel 1994. Suo autore, il fotografo sudafricano Kevin Carter, era apprezzato con il premio Pulitzer. Scioccante, però, anche il racconto di Carter, che descriveva com’era scattata la foto. Carter, secondo le sue parole, aspettava più di 20 minuti un momento opportuno, osservando la bimba e l´avvoltoio, che attendeva in fondo. Sperava che l´uccello slargasse le ali – così la presa sarebbe stata ancora più impressionante. Alla fine, non é successo. Tutto il mondo chiedeva, che cosa inseguiva. Carter, però, non sapeva la risposta. Aver scattato la foto, il fotografo se n’andava, lasciando la bimba così, come l´aveva trovata. Aveva già visto troppe cose di questo genere...

Tre mesi dopo la polizia trovò il fotografo asfissiato nella macchina. Aveva attaccato una manichetta allo scappamento della sua pick-up, allungandola nella cabina del fuoristrada. Dalla lettera di congedo uno poteva capire, che Carter non riusciva più a lottare contro la depressione. Il mondo dei media subito fece uscire una notizia, che stroncava il codardo, perché non riusciva a sopportare la propria colpevolezza. Più innanzi, però, si potevano sentire alcune voci nella sua difesa: è troppo facile fucilare il messaggero! Che cosa, però, avete fatto voi, per cambiare le cose, per salvare almeno uno di questi bambini?

La lettura di queste poche righe vi è durata pressappoco un minuto. Nel frattempo sul nostro pianeta 12 bambini sono morti di fame. Fino a domani ne moriranno 16 mila in più. Che c´entra uno più o uno meno? La domanda vi fa arrabbiare? Secondo il rapporto della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l´alimentazione e l´agricoltura), ci sono attualmente nel mondo più di un bilione di persone, che soffrono dalla fame: la maggioranza di queste sono bambini. Un bilione e cinquecento milioni di uomini e donne devono farcela con un euro al giorno. Questo succede anzitutto in Asia, Africa suttosahariana ed in America latina. Che ne pensate? Per noi, Europei, questa gente è troppo lontana. Ciascuno deve risolvere i suoi problemi. Non è, che possiamo noi salvare il mondo. Semplicemente non possiamo aiutare tutti quanti…

In realtà, potremmo. Quanto è necessario per fornire il nutrimento sufficiente ad un bambino affamato? Io estimavo, che lo fossero due euro al giorno. In effetti, bastano 20 centesimi. Un paio di giorni fa, il 16 ottobre, abbiamo commemorato la giornata mondiale dell'alimentazione. In quest’occasione, il Santo Padre Benedetto XVI ha mandato una lettera al direttore generale della FAO, Jacques Diouf. Il papa lo incoraggia nell'aspirazione di salvare gli affamati nel mondo; insiste, che si dovrebbero aumentare gli investimenti nell'agricoltura dei paesi poveri. Invita tutti ad una solidarietà profonda ed aiuto fraterno. Infatti, lo stesso Jacques Diouf, al Sinodo Africano in Vaticano, aveva recentemente presentato un rapporto, che denunciava l´abbassamento degli aiuti internazionali: mentre il numero degli affamati ha raggiunto un nuovo massimo, le sovvenzioni alimentari sono cadute ad un livello bassissimo, mai visto prima.

Mentre per salvare la Wall Street, gli Stati Uniti avevano investito 700 bilioni di dollari e per la guerra in Iraq erano stanziati altri 600 bilioni, per la salvazione dei bambini affamati avrebbero bastato 3 bilioni. Ai paesi sviluppati, però, manca la volontà politica. Solo 0,7 per cento del reddito nazionale dei 20 paesi più ricchi basterebbe per procurare il cibo per tutti. Solo sei di loro, però, sono disposti a regalare questo frammento per la lotta contro la fame. Gli altri offrono ancora molto meno. Allora il Santo Padre fa quello che può, persuadendo i potenti a dare l´aiuto. Prossimamente parlerà della sicurezza alimentare il 16 novembre a Roma, al summit delle Nazioni Unite.

Il Papa lotta nel mondo dei grandi. Che cosa faccio io? Posso fare qualcosa? Vi aveva fatto arrabbiare la domanda se importa un bimbo morto di più o di meno? Poi certamente sí. Possiamo. Bisogna solo avere la buona volontà. Possiamo cominciare subito. Clickando ad esempio su www.freerice.com, dove c´è la possibilità di giocare e vincere il riso per i poveri. Uno può migliorare la conoscenza degli stati e delle capitali del mondo oppure allargare il lessico di una lingua straniera. Il tempo trascorso sull’internet così certamente non sarà perduto – si conquista anche il pasto per i poveri. Se i vostri bambini imparano l´inglese e se siedono troppo davanti allo schermo giocando, offriteli www.food-force.com; se vi piace fare dei filmati, provate anche voi di partecipare al concorso di you-tube chiamato “hunger bytes”.

Niente di quello? Bene, senza dubbio avete sentito della possibilità d´adozione di un bambino a distanza…. Un impegno troppo grande? Sareste stupiti, quanto poco può bastare. Ovvero ancora di meno: un sacco di riso madornale costa in Asia solo un paio d’euro, ma può salvare più di una vita… Il piccolo obolo di san Pietro può fare molto più di quello che sembra. Allora, facciamo un piccolo digiuno, risparmiamo qualche centesimo e proviamo ad associarci alle aspirazioni del pontefice? Oppure voltiamo la pagina e lasciamo il bambino lì, dove l´ho abbiamo trovato? Che c´entriamo noi?

nedeľa 11. októbra 2009

L´Europeo e le ossa vecchie



Il Premier Ratzinger. La più antica monarchia assoluta d´Occidente. Finanzi disinvolte (Ior e Banca Rasini) e vantaggi fiscali dal 1929 a oggi. Così stava scritto sulla copertura dell'Europeo, il mensile che accompagna il Corriere della Sera nelle edicole. Allora mi sono deciso di sacrificare qualche caffè durante i prossimi giorni della mia vita studentesca… e l´ho comprato. Capite, uno deve tenersi informato. In ogni caso, mi aspettavo una lettura avvincente, forse un po' avventurosa. Me lo prometteva anche l´introduzione di Danielle Protti. Sulle prime pagine ho letto, che tenevo in mano “un numero, che non affronta problemi teologici o religiosi”, ma la sua attenzione resta “strettamente puntata sulla realtà istituzionale, economica e finanziaria.” L´ho percorso tutto. Dalla prima pagina fino all'ultima. Accanto all’otto caffè, ho sacrificato anche l´intero sabato – per scoprire le novità dette oggettive ed interessanti, che riguardano le finanze della Santa Sede. Ve lo dico apertamente. Ero deluso.

La metà della rivista é riempita con articoli scritti ben 20-30 anni fa. Casi Sindona, Marcinkus, Calvi… Giusto, sono un extracomunitario, ma neanche per me erano cose nuove. Avendo in mente la promessa di Protti, non mi scoraggiavo e leggevo più avanti. Dopo due – tre ore sono tornato a rileggere l´editoriale: mi pareva che mi aveva promesso di lasciare fuori problemi teologici e religiosi. Non sbagliavo. Dovevo sorridere un po', bilanciando se Protti aveva letto la stessa rivista. Io in questa davanti a me ci trovavo una dopo l´altra tutte le critiche possibili della Chiesa e del clero, che mi sapevo immaginare. Problemi piuttosto teologici e religiosi. Teologia della liberazione; l´ordinazione d’uomini sposati; celibato volontario, la pena di morte, miracoli dubbiosi a Lourdes, caso Lefebvre, preti pedofili, caso Degollado, omicidio fra le guardie svizzere, ordinazione delle donne… Ed articoli scritti nel secolo scorso. Mi aspettavo novità. Mi aspettavo informazioni strettamente concentrate. Mi aspettavo racconti bilanciati. Ho trovato esattamente quello, che Protti prometteva che non c´era. Gossip contro la Chiesa.

Beh, ho potuto investire meglio i miei quattrini goliardici. Un Tagespost o l´Osservatore Romano mi avrebbero fatto molto più piacere. Dall'altra parte, non potranno dire, che ho fatto un investimento d´ombra, appoggiando “le zanne dello scorpio clericalis”. Va bene. Una cosa sola. Chi pubblica questa rivista potrebbe fare anche qualche lavoro serio – accanto a mettere sul piatto del lettore le ossa cento volte mordicchiate. Concordato problematico. Banchieri corrotti. Processi chiusi senza sentenze. Calvi impiccato a Londra. Quante volte ne ho sentito parlare? Poi… Dobbiamo identificare banchieri corrotti con la Chiesa? Dove ci sono soldi, ci sono problemi. Lo stesso vale anche per il Vaticano. E c´erano baronate. Gabbamenti gravi. Ma la Chiesa ha effettuato anche parecchi emendamenti. E se si dedica l´intero numero alle finanze del Vaticano, ma non si dice praticamente niente di nuovo, cosa si vuol fare? Informare oggettivamente il lettore oppure rianimare un po' la propaganda anticlericale? Se L´Europeo pubblica le vecchie vignette di Scalarini, non potrebbe lasciar parlare anche una voce nuova dal mondo della Chiesa? Non succede. Poi si arrabbiano quando qualcuno li chiama mangiapreti, atei devoti. Ma non è proprio questa l´immagine, che fanno di sé stessi?