pondelok 25. januára 2010

Le scomuniche sono una tragedia


La settimana scorsa c´é stato un vero uragano nei mezzi pubblici del mio paese. La scomunica di tre sacerdoti novelli ed un diacono da parte dei vescovi slovacchi ha suscitato altissimo interesse. Che cosa è successo e perché i preti giovani si sono rivolti contro i loro superiori? La risposta non si trova a Jarok, un villaggio piccolo dove i ragazzi sono andati a trovare rifugio. Bisogna cercarla in Ucraina. La ribellione non era nata nelle teste dei presbiteri giovani. Proviene da un uomo che era presente all'inizio della loro vocazione spirituale. Don Eliáš Antonín Dohnal, secondo coloro che lo conoscono, è un prete con qualche carisma speciale. Quelli, però, che lo conoscono più lungo, aggiungono che abbia un carattere conflittuale e non gli piacciano i cambiamenti nella Chiesa. Nel 1991 entrò nell'ordine basiliano. Più innanzi, dopo numerosi conflitti a Trebišov e Prešov in Slovacchia, si è trasferito nella Repubblica Ceca, dove ha fondato un monastero a Sázava. Fra poco, però, a causa dello scontro con vescovo Hučko, è dovuto andarsene dalla Boemia ed è finito in Ucraina, dove l´hanno definitivamente escluso dall'ordine. Successivamente ha fondato una chiesa propria – La chiesa ortodossa greco-cattolica d’Ucraina. Naturalmente, con quest’azione scatenò un conflitto con arcivescovo locale, cardinale Husar, il quale è per sempre diventato il bersaglio della ira di don Eliáš. Questa stessa ira è ancora oggi presente nelle lettere “scritte” dai giovani preti scomunicati.

Don Eliáš a volte suscita nei media un impressione di martire perseguitato per sue opinioni. Come se fosse la vittima della Chiesa oscurantista che non vuole dialogare. Qua si trova il punto centrale del dibattito. Don Eliáš è tutto altro che progressivo. Il suo problema è proprio l´opposto. Mette in dubbio il dialogo della Chiesa con altre religioni, condanna gli incontri interconfessionali di Assisi, propone la scomunica post-mortale di Giovanni Paolo II, protesta contro i viaggi esteri di Benedetto XVI. Le novità nella Chiesa le marca con nomi tipo “infezione”, “avvelenamento”, “AIDS spirituale” etc. Duramente si oppone contro la musica rock, gli sport e danze orientali. Nonostante il fatto che predica tante cose per le quali – in ciascun altro caso – diventerebbe preda burrosa dei media, grazie alle sue critiche della Chiesa cattolica riesce a suscitare una certa compassione. All'inizio predicava la riforma e si paragonava con san Francesco o santa Caterina, che avevano invitato la Chiesa al cambiamento. Nel marzo 2008, però, gli sono finite le maniere dei santi. Sotto circostanze non chiare e senza il consenso del Vaticano, don Eliáš (secondo le sue parole) si lasciò ordinare vescovo insieme a tre altri amici. Con questo passo sono tutti automaticamente calati nella scomunica dalla Chiesa cattolica. Hanno, però, “risolto” questo problema in modo altrettanto particolare. Dall'Ucraina hanno cominciato a sfidare tutto il mondo a professare un nuovo credo scritto da loro. Altrimenti saranno tutti scomunicati. L´unica persona con cui sono disposti a parlare – è il Santo Padre.

Sono già riusciti a “buttare” via i vescovi tedeschi, indiani, irlandesi, cechi, polacchi, slovacchi, poi pure i religiosi, poi i professori della teologia, poi coloro cha lavorano negli uffici vaticani, etc. Dall'estate 2009 stanno scrivendo le ultimate e scomunicano centinaia e centinaia di rappresentati ecclesiali. A qualcuno di voi tutto questo sembra un teatro assurdo e arrogante? Non posso contraddirvi… Sfortunatamente, Eliáš Dohnal ha secondo me spinto a questa follia pure i nostri sacerdoti novelli, i quali erano stati una volta ispirati da lui per il cammino di fede. Il contatto con loro, che probabilmente si era indebolito dopo la sua partenza per Ucraina nel 2003, si è solidamente ripreso negli ultimi mesi, anche se loro lo negano. Il collegamento può essere dimostrato non solo con la prossimità e somiglianza delle loro pagine internet, ma anche con tutta la filosofia e direzione del modo di procedere. Copiando don Dohnal, i quattro ragazzi si sono esclusi dalla Chiesa la quale lui abbandonò già tanto tempo fa. Gli arcivescovi Zvolenský e Bezák con la pubblicazione della scomunica hanno causato una burrasca mediatica. Alcuni dicono che abbiano potuto farlo più soavemente. Penso, però, che con questa pubblicazione hanno dato un segnale chiaro a Dohnal e suoi soci. Mandando le ultimate e lettere di scomunica ucraine in tutte le parti del nostro paese, anziché dedicando tempo al lavoro sacerdotale, i novelli hanno fatto un passo perbene storto. Se riescono, però, a tornare alla sincerità, della quale i loro vescovi erano sicuramente convinti nel momento dell’ordinazione sacerdotale, hanno certamente la possibilità di cambiare le cose.

pondelok 11. januára 2010

Giù le baracche a Rosarno.



I politici, sociologi ed economi sono d´accordo in una cosa: il futuro dell'Europa dal punto di vista della popolazione avrà tre possibili scenari. Il primo sarebbe quello dell’integrazione pacifica: immigrati che inondano il vecchio continente ne faranno tranquillamente una parte integrale. Questo, purtroppo, alla maggioranza degli estimatori sembra poco probabile. Il secondo scenario potrebbe portare al dominio degli immigrati in Europa: siccome questi superano molteplicemente gli autoctoni per quanto riguarda la fertilità, fra alcuni decenni li oltrepasseranno in numero e s’impossesseranno del potere governativo, facendo sparire Europa come la conoscevamo prima. La terza possibilità sarebbe quella dell'espulsione forzata degli immigrati come conseguenza dei conflitti e tensioni. Gli europei penetrati da paure e preoccupazioni adopereranno la forza, finché ancora ci riescano.

Le due ultime alternative sono certamente poco desiderabili. Ambedue significherebbero duri contrasti fra la popolazione contemporanea e gli afflussi degli avventori. Lo scenario più plausibile per tutti sarebbe il primo – l’integrazione pacifica. Angelo Scola, cardinale patriarca di Venezia sostiene che il flusso continuo degli immigrati nell'Europa ha iniziato un processo di congiunzione: meticcio al livello etnico, culturale, personale e nazionale. Questo processo va avanti da solo – se ci piace o meno. Bisogna, però, gestirlo attentamente per arrivare ad un’integrazione calma e piena degli immigrati. Come si fa? La prima condizione del meticcio culturale fra gli europei e gli avventori è l´accoglienza. Al prossimo posto si aggiunge tolleranza, rispetto per le regole, tradizioni e leggi. Segue mantenimento della propria identità, rispetto per la libertà e per i diritti fondamentali di coloro che sono diversi.

Questi giorni, purtroppo, in Italia sembra di effettuarsi in anticipo il terzo degli scenari elencati. La Calabria n’è una triste testimone. Gli operai – soprattutto dai paesi africani – che erano forzati di vivere in condizioni disumane, si sono rivolti. La bomba all'orologio a Rosarno è esplosa. Non è che la gente si sorprende. Una cosa simile, dicono molti, si poteva aspettare. Era solo una questione di tempo. C´è paura che Rosarno non rimarrà l´unico esempio. La risposta? In tanti casi sembra l´espulsione. Come mai si è arrivati a questo punto? Mi chiedo dove sono stati la società civile e tutti che vivono in questa regione... La situazione si peggiorava da dieci anni. La BBC ne aveva filmato un documento sconvolgente. I medici senza frontiere hanno denunciato le condizioni di grave disagio. Come mai nessuno ha deciso a cercare una soluzione? Con centinaia di immigrati viventi come animali… Senza bagni, senza riscaldamento, senza elettricità, senza niente. A nessuno è venuto in mente che si dovrebbe costruire loro qualche dimora dimessa?

Non è vero che questi poveri braccianti facevano lavori sui campi, che la raccolta degli agrumi difficilmente si sarebbe potuta fare senza di loro? Non è vero che erano sfruttati? Pagati al massimo 20 euro al giorno? Adesso ci meravigliamo che alla fine si sono arrabbiati, che hanno perso i nervi per una stupidaggine dei ragazzi? Non possiamo giustificare né accettare la loro violenza. Ma se desideriamo un´integrazione pacifica di coloro che vengono a riempire la lacuna numerosa formata nella popolazione europea, per forza li dobbiamo trattare come persone umane – come del resto ha sottolineato il vescovo di Roma, durante la preghiera dell'Angelus questa domenica. Parliamo dell'integrazione, discorriamo dell'accoglienza, del meticcio, della libertà, dei diritti, del rispetto… Ma dove siamo stati noi, che predichiamo queste cose? Dove sono stati i nostri fratelli cristiani? Il caso degli operatori in Calabria è un robusto impulso per fare qualche esame di coscienza.

piatok 1. januára 2010

Il volto di una persona.

Conoscete questa faccia? Magari l´avete già vista, ma non vi viene in mente dove… Io la conosco molto bene. Questo volto impaurito, con profondissimi occhi verdi, era esposto sulla parete dello studio che apparteneva alla nostra rivista universitaria – fra le foto che piacevano di più al nostro grafico. Sapevo che si trattava di una bimba afgana, fotografata nel campo di rifugio in Pakistan, messa sulla copertura di National Geographic nel 1985. La foto è diventata famosissima nel mondo occidentale: era quasi un simbolo della nazione afgana, provata in modo durissimo dai conflitti e guerre.

17 anni più tardi, Steve McCurry, l´autore della fotografia, è andato a cercare la ragazza, perché moltissimi volevano sapere che fine aveva fatto. Dopo tanti insuccessi, McCurry è riuscito a trovarla, raccontando la sua storia. Si chiamava Sharbat Gula, era sposata ed aveva tre figli. Vivendo sotto la legge di sharia, non era stata fotografata dal tempo della fuga in Pakistan, causata dall’invasione dei Russi. McCurry poteva farla la seconda fotografia in tutta la vita. La supposizione del reporter l´ha confermato anche la FBI, certificando con una tecnologia speciale che si trattava della stessa persona. Il mondo era commosso. Tanti affermarono che questo era un vero miracolo.

Nel frattempo sono passati altri sette anni. Molte cose sono state cambiate in Afganistan e pure in Pakistan. Ma la guerra non é finita. Chissà, dove si trova Sharbat adesso, cosa è successo coi suoi bimbi. La sua faccia mi è venuta in mente proprio oggi, il primo giorno del Nuovo Anno, quando ho letto sui giornali della strage in Pakistan, che costò vita a più di 70 persone, molte di loro bambini. Non hanno avuto la stessa fortuna di Sharbat. Sono stati uccisi proprio alla giornata mondiale di pace…

Stamattina il Santo Padre ha detto che la pace “incomincia da uno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto dell’altro una persona, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione… Fin da piccoli, è importante essere educati al rispetto dell’altro, anche quando è differente da noi.” Vorrei molto che quelli che progettano la violenza ascoltassero queste parole e guardassero negli occhi della bimba sulla fotografia. Essendo così belli e meravigliosi, la rivista non risparmiava alcuna fatica per ritrovarli… Pensate, però, che erano meno belli gli occhi dei bambini che si sono chiusi per sempre questa mattina a quel torneo di pallavolo pakistano?

utorok 29. decembra 2009

Dimentichate la caduta


Scommetto che saprei indovinare di che cosa avete parlato negli ultimi giorni. Tra i vostri temi sicuramente ce n’era uno che riguardava il Vaticano. Non vi è sfuggita la notizia dell'assalto al Pontefice durante la messa di notte, giusto? E siccome leggete i blog, scommetterei pure che lo avete guardato su you-tube quando n’avete sentito parlare. Certo, l´ho fatto anche io. Per essere aggiornato, perché ne parlavano veramente tutti. Amici e ecclesiastici. Familiari e cardinali. Eppure le suore. Con tutto il cuore. Anche ieri i giornali erano pieni delle domande – cosa succede con la ragazza, perché l´ha fatto, cosa si fará per la migliore sicurezza del Santo Padre, quali saranno i cambiamenti nelle misure della protezione e cosi via.

Le prime risposte del portavoce Vaticano mi hanno rotto le scatole. Non si trattava di un´assalto, la ragazza voleva solo salutare, affermava Federico Lombardi. Ma come salutare, ho brontolato molto scontento. L´ho visto, il “saluto”! E non era la prima volta! Poi ci ho pensato un po'. Dopo qualche tempo sono venuto a dare ragione a padre Lombardi. La sua risposta era prudente e ben pensata. Sarebbe inopportuno nutrire le chiacchierate e polemiche dei giornali. Anzi, sarebbe schiocco fornire materiale per uno scandalo che in realtà non c´era, solo che ad alcuni piacerebbe avviarlo e farlo gonfiare nella massima misura. In realtà, quello che è successo non era per niente scandaloso. Il Papa è caduto e si è alzato.

Il giorno successivo uno della famiglia mi ha chiesto quale era il messaggio del Papa nell’omelia. Mi dovevo vergognare, perché non lo sapevo. Avendo cercato sull'internet, ho saputo tutti i dettagli sulla caduta. Non ho saputo niente, però, dell’omelia. Esattamente come i giornali del mio paese, mi sono lasciato trascinare da una stupidaggine, anziché prestare attenzione a quello che davvero importava. Nei giornali, lo zelo di gonfiare la chiacchierata è continuato anche oggi. Si sono scritte 3 righe della visita di Papa alla mensa di Sant´Egidio e più di 30 delle future misure di sicurezza papale. Questa volta, però, non solo che sono andato a cercare l’omelia della notte di Natale, ma anche le notizie e le parole dell’incontro con i poveri. Ed ecco, le due, anzi le tre cose avevano tanto che vedere una con l´altra. La caduta, l’omelia e la visita in Trastevere.

Padre Lombardi aveva spiegato che “è impossibile blindare il Papa e garantire sicurezza al 100 per cento anche perché la sua missione è quella di stare in mezzo alla gente.” Qua è il punto che unisce tutte le cose e che, infatti, importa. “Dio è veramente Dio con noi… ed il suo segno è la sua umiltà – si fa piccolo – diventa bambino,” ha detto il Papa nella omelia. E allora seguendo quest’esempio anche il Papa viene sempre in mezzo alla gente e corre il rischio dell'avvicinamento. E se lo tirano per terra, non ci presta troppa attenzione: con silenziosa umiltà si alza e lo fa presto appianare dal suo portavoce. Nei prossimi giorni di nuovo si fa presente fra la gente. Si fa presente fra i poveri. Si fa presente fra quelli che assistono alle persone bisognose.

I volontari di Sant´Egidio conoscono benissimo i rischi collegati con questo lavoro, difficilmente fattibile senza l’umiltà. In certo senso hanno esperienze simili a quelle di coloro a cui cercano di aiutare. Gli aiutati e pure quelli che aiutano sanno cosa significa incomprensione, rifiuto, umiliazione, derisione, volgarità, indisciplina, violenza… Da una parte lo sono i dolori che si soffrono per la triste situazione in cui si è trovati, dall'altra lo sono i rischi che si corrono quando si cerca di stare vicino alla gente. Se ne rende conto anche il Santo Padre, ma è fermo nella sua decisione di venire fra tutti per incoraggiare, assistere, spiegare… Affermando che i poveri sono il tesoro della chiesa ed ammonendo i fedeli a fare il loro meglio “perché nessuno sia solo, emarginato, abbandonato”.

Nella comunità di Sant´Egidio, dove ogni hanno ricevono cibo ed aiuto decine di migliaia dei bisognosi, hanno aggiunto un posto per Benedetto XVI. E lui è venuto, non sopravalutando i rischi, ma cercando di incontrare gli emarginati. A chi abbiamo aggiunto un posto durante questo tempo di Natale noi? Dimentichiamo la caduta. Ricordiamo il messaggio.

sobota 12. decembra 2009

Il Papa mi cacciò dalla poltrona


Trascorrevo una serata gradevole nella mia poltrona preferita. Guardando qualche telegiornale, mormoravo sulla cattiveria della gente, scuotevo la testa per la violenza e m’irritavo per la crudeltà di questo mondo. Non mi arrabbiavo troppo. Solo borbottavo di sfuggita. Grazie a Dio, io con queste cose non c´entravo. All’improvviso, uno guastò la confortevole atmosfera che stavo godendo. Era il Papa.

Il pontefice si rivolgeva alla gente che era venuta alla Piazza di Spagna. Alla festa dell’Immacolata, molti si sono uniti nella preghiera davanti alla Madonna. Benedetto benedirò il cestino tradizionale con le rose e cominciò un intervento che all’inizio mi parlava quasi dal cuore. „Ogni giorno“, ha osservato il Papa, „il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula...“ „Esatto,“ ho mormorato a me stesso, „il giornale di stasera era proprio così“. „Nelle città vivono“, ha continuato il Pontefice, „o sopravvivono persone invisibili, che ogni tanto balzano in prima pagina o sui teleschermi, e vengono sfruttate fino all’ultimo, finché la notizia e l’immagine attirano l’attenzione. „Eh già,“ ho pensato nella comodità del mio seggio, „poveretti quelli che finiscono nelle mani dei media – sia le vittime di un incidente, sia le stelline dei show: li spremono fino alla ultima goccia, affinché ci sia qualcosa di ciò la gente può parlare.“

„I mass media“, ha detto il Papa a bruciapelo, “tendono a farci sentire sempre „spettatori“, come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti „attori“ e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri.“ Mi sono sminuzzato sul piumino: „Certo, ma che c´entro io?“ Il pontefice, però, non mi ha dato nessuna possibilità per rimostrare: „La Madonna ci insegna ad aprirci all'azione di Dio, per guardare gli altri come li guarda Lui: a partire dal cuore. E a guardarli con misericordia, con amore, con tenerezza infinita, specialmente quelli più soli, disprezzati sfruttati… Non serve condannare, lamentarsi, recriminare, ma vale di più rispondere al male con il bene. Voglio rendere omaggio pubblicamente a tutti coloro che in silenzio, non a parole ma con i fatti, si sforzano di praticare questa legge evangelica dell'amore.” Sono rimasto seduto su quella poltrona ancora qualche minuto. Però, non ascoltavo più la televisione. Le mie gradevoli aspettative natalizie, collegate con telecomando e vassoio pieno di pasticceria, hanno incassato uno schiaffo.

Dove è rimasto l´aiuto alla Caritas, la cena per i senzatetto, costruzione del presepio per i bambini, il concerto parrocchiale, la tombola di beneficenza, la Buona novella per l’Africa, l’invito per il pranzo a qualcuno che è da solo…? Di colpo, tanti pensieri sono cominciati a girare nella mia testa. Involontariamente mi hanno dato una spinta, cacciandomi via dal seggio… E… voi… che dite di quel sofà, sul quale magari leggete questo blog? Sarà il vostro compagno natalizio privilegiato? Eppure lo cambiate per la compagnia della gente che ha bisogno di voi, del vostro aiuto, della vostra vicinanza, della parola buona? Se dai brontoloni passivi almeno una volta ci convertiamo ai cristiani veri, allora avremo l´opportunità di fare un’esperienza migliore di quella dell’appoggio di felpa improntato sulla nostra nuca; non finiremo con una digestione lesionata per colpa della zavorra di notizie e pasticcerie pesanti. Dicono che il Papa abbia criticato i media. A me sembrava un’altra cosa. Mi auguro che il mondo, non solo quel cristiano, trovi il nuovo coraggio di contrastare il male, facendo più bene, secondo l’invito del Benedetto XVI.

piatok 11. decembra 2009

La verità che non fa notizia


Andrea Tornielli aveva ragione. In un’intervista per l’agenzia Zenit, il Cardinale Barragán ha smentito di „aver mai dichiarato che agli omosessuali é preclusa la via che conduce in Cielo.“ Il cardinale ha spiegato che la sua dichiarazione é stata estrapolata dal contesto. Questa smentita, naturalmente, non è apparsa in alcun giornale. Le agenzie stampa, che prima gareggiavano per pubblicare le sue parole controverse, non si sono occupate della rettifica. Non mi ha sorpreso. Uno lo poteva aspettare. Inutile arrabbiarsi. Recentemente, però, mi ha sorpreso un’altra cosa. Mi era scappato un articolo „di precisazione“: quello di Feltri, riguardo al famoso caso Boffo.

Credetemi o no, seguo la stampa ogni giorno. Certo, non leggo tutto, però, cerco di dare occhio a tre o quattro fonti diversi, per assicurarmi di essere informato delle cose importanti. La rettifica di Feltri mi era scappata. All’inizio pensavo che fosse troppo lacunoso il mio sistema. Allora, avvertito da un amico, sono andato a cercare l’articolo sull’internet. Pensate che un cambiamento così importante in un caso così discusso lo dovete trovare subito, se mettete i nomi dei protagonisti principali nel Google? Andate a provarlo. Dovevo cercare almeno un quarto di ora prima che sono arrivato a qualcosa. L’internet ricorda benissimo le accuse di Feltri pronunciate contro di Boffo: noto omosessuale attenzionato dalla polizia, conosciuto come tale da Cardinale Ruini e Tettamanzi… Questo, uno lo trova subito. L´articolo „Boffo, ho avuto modo di vedere“, dove Feltri come se fra parentesi ammette, che dopo aver letto un „fascicolo“, Dino Boffo per lui non risulta più implicato in vicende omosessuali, tantomeno un omosessuale attenzionato, è quasi introvabile. Poi, come accenna Feltri in questo articolo, se Boffo avesse mostrato le carte, sarebbe ancora al Vertice di Avvenire…

Tutto lì. Niente di più. Non manca troppo per sostenere che era la colpa di Boffo: se avesse parlato chiaramente, non sarebbe successo niente. Non credevo i miei occhi. Come mai non ho notato questo cambiamento, anche se camaleontico, nei telegiornali? Come mai non ne ho letto nei press-monitoring? Sapete quanti commenti ha suscitato l’articolo sul sito del Giornale? Nove. Cinque di loro pertanto in favore di Feltri – addirittura con lodi per aver avuto il coraggio di pubblicare la „precisazione“. Incredibile. Nessuna vergogna, nessuna scusa, nessuna lacrima. Quasi un silenzio. Dove è rimasta la follia clamorosa dell'estate? Una persona pubblicamente colpita, una carriera insidiosamente rovinata. Con accuse che si dimostrano false. Naturalmente, questo non importa più. La verità bisogna offuscarla, dirla a voce bassa, ovvero nasconderla. Perché? È molto semplice. Non fa notizia.

piatok 4. decembra 2009

Chi entrerà nel Regno dei Cieli?


Voglio credere che Andrea Tornielli abbia ragione. Il vaticanista del Giornale sostiene che non può credere che il cardinale messicano Javier Lozano Barragán abbia veramente fatto le affermazioni riguardo agli omosessuali, pubblicate l’altro ieri sul sito Pontifex Roma. Secondo Tornielli le frasi attribuite al cardinale sono “con tutta probabilità un’indebita sintesi del suo intervistatore, forse ignaro del fatto che la Chiesa ha sempre distinto tra peccato e peccatore”. In quel caso la colpa sarebbe di Bruno Volpe, giornalista italiano del sito Pontifex. Volpe fece l’intervista con Barragán, l’ex-presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, nella quale il porporato presumibilmente serrò la porta del cielo per i gay: “Trans e omosessuali non entreranno mai nel Regno dei Cieli”. Con una velocità fulminante, questa frase ha scatenato polemiche intorno a tutto il mondo. Padre Federico Lombardi, direttore dell’Ufficio Stampa della Santa Sede, ha cercato di annacquare le fiamme dicendo che Pontifex non sia il sito autorevole per le opinioni della Chiesa, specialmente riguardo alle tematiche così complesse e delicate come l´omosessualità. Per fornire la posizione ufficiale del Vaticano sulla tematica, Lombardi ha additato il paragrafo 2358 del Catechismo.

In questo modo il portavoce ha evitato di criticare direttamente l´alto prelato, il quale per il momento non era raggiungibile per l’eventuale smentita a causa di un minore intervento medico. Inoltre si sa, che Pontifex aveva precedentemente creato un caso simile, contorcendo le parole di un altro porporato messicano: l´anno scorso il cardinale di Guadalajara Juan Sandoval doveva fortemente smentire la citazione attribuita a lui da Pontifex. Secondo il sito, Sandoval aveva detto che l´ex-presidente messicano fosse stato responsabile per l´omicidio del cardinale Juan Posadas. Pontifex, però, non ha mai pubblicato le scuse, né correzioni dell’intervista. Voglio credere, che Andrea Tornielli abbia ragione. Magari Barragán non intendeva di condannare l´omosessualità come condizione, ma voleva solo ribadire che i rapporti sessuali tra le persone dello stesso sesso vanno contro la Bibbia e rompono i comandamenti di Dio. Magari Volpe misinterpretò le sue parole, tagliandole fuori contesto.

Purtroppo, c´è un altro problema, non di meno serio. La seconda parte delle affermazioni del cardinale contiene questa frase: “Non si nasce omosessuali, ma lo si diventa. Per varie cause, per motivi d’educazione, per non aver sviluppato la propria identità nell'adolescenza…” Nei suoi testi ufficiali, la Chiesa non entra, ovvero entra molto cautamente in questa polemica. Nessuno è finora stato in grado di fornire un´evidenza irrefutabile per quanto riguarda l´origine della condizione omosessuale. In conseguenza, la Chiesa lascia questa domanda per gli scienziati, affermando che la risoluzione non è fra le sue competenze. Possiamo credere che Bruno Volpe sia così irresponsabile che stravolge una dopo l’altra tutte le frasi di Barragán riguardo all’omosessualità? Voglio credere che Andrea Tornelli abbia ragione. Certamente, però, non vorrei essere nella pelle di padre Federico Lombardi…