Le due ultime alternative sono certamente poco desiderabili. Ambedue significherebbero duri contrasti fra la popolazione contemporanea e gli afflussi degli avventori. Lo scenario più plausibile per tutti sarebbe il primo – l’integrazione pacifica. Angelo Scola, cardinale patriarca di Venezia sostiene che il flusso continuo degli immigrati nell'Europa ha iniziato un processo di congiunzione: meticcio al livello etnico, culturale, personale e nazionale. Questo processo va avanti da solo – se ci piace o meno. Bisogna, però, gestirlo attentamente per arrivare ad un’integrazione calma e piena degli immigrati. Come si fa? La prima condizione del meticcio culturale fra gli europei e gli avventori è l´accoglienza. Al prossimo posto si aggiunge tolleranza, rispetto per le regole, tradizioni e leggi. Segue mantenimento della propria identità, rispetto per la libertà e per i diritti fondamentali di coloro che sono diversi.
Questi giorni, purtroppo, in Italia sembra di effettuarsi in anticipo il terzo degli scenari elencati.
Non è vero che questi poveri braccianti facevano lavori sui campi, che la raccolta degli agrumi difficilmente si sarebbe potuta fare senza di loro? Non è vero che erano sfruttati? Pagati al massimo 20 euro al giorno? Adesso ci meravigliamo che alla fine si sono arrabbiati, che hanno perso i nervi per una stupidaggine dei ragazzi? Non possiamo giustificare né accettare la loro violenza. Ma se desideriamo un´integrazione pacifica di coloro che vengono a riempire la lacuna numerosa formata nella popolazione europea, per forza li dobbiamo trattare come persone umane – come del resto ha sottolineato il vescovo di Roma, durante la preghiera dell'Angelus questa domenica. Parliamo dell'integrazione, discorriamo dell'accoglienza, del meticcio, della libertà, dei diritti, del rispetto… Ma dove siamo stati noi, che predichiamo queste cose? Dove sono stati i nostri fratelli cristiani? Il caso degli operatori in Calabria è un robusto impulso per fare qualche esame di coscienza.
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