piatok 1. januára 2010

Il volto di una persona.

Conoscete questa faccia? Magari l´avete già vista, ma non vi viene in mente dove… Io la conosco molto bene. Questo volto impaurito, con profondissimi occhi verdi, era esposto sulla parete dello studio che apparteneva alla nostra rivista universitaria – fra le foto che piacevano di più al nostro grafico. Sapevo che si trattava di una bimba afgana, fotografata nel campo di rifugio in Pakistan, messa sulla copertura di National Geographic nel 1985. La foto è diventata famosissima nel mondo occidentale: era quasi un simbolo della nazione afgana, provata in modo durissimo dai conflitti e guerre.

17 anni più tardi, Steve McCurry, l´autore della fotografia, è andato a cercare la ragazza, perché moltissimi volevano sapere che fine aveva fatto. Dopo tanti insuccessi, McCurry è riuscito a trovarla, raccontando la sua storia. Si chiamava Sharbat Gula, era sposata ed aveva tre figli. Vivendo sotto la legge di sharia, non era stata fotografata dal tempo della fuga in Pakistan, causata dall’invasione dei Russi. McCurry poteva farla la seconda fotografia in tutta la vita. La supposizione del reporter l´ha confermato anche la FBI, certificando con una tecnologia speciale che si trattava della stessa persona. Il mondo era commosso. Tanti affermarono che questo era un vero miracolo.

Nel frattempo sono passati altri sette anni. Molte cose sono state cambiate in Afganistan e pure in Pakistan. Ma la guerra non é finita. Chissà, dove si trova Sharbat adesso, cosa è successo coi suoi bimbi. La sua faccia mi è venuta in mente proprio oggi, il primo giorno del Nuovo Anno, quando ho letto sui giornali della strage in Pakistan, che costò vita a più di 70 persone, molte di loro bambini. Non hanno avuto la stessa fortuna di Sharbat. Sono stati uccisi proprio alla giornata mondiale di pace…

Stamattina il Santo Padre ha detto che la pace “incomincia da uno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto dell’altro una persona, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione… Fin da piccoli, è importante essere educati al rispetto dell’altro, anche quando è differente da noi.” Vorrei molto che quelli che progettano la violenza ascoltassero queste parole e guardassero negli occhi della bimba sulla fotografia. Essendo così belli e meravigliosi, la rivista non risparmiava alcuna fatica per ritrovarli… Pensate, però, che erano meno belli gli occhi dei bambini che si sono chiusi per sempre questa mattina a quel torneo di pallavolo pakistano?

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